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"Da tempo sostengo che una delle pagine più belle, forse la più suggestiva, è la "visione delle ossa inaridite", che richiama immediatamente il capitolo 37,1-10, del libro del profeta Ezechiele. Da tempo sostengo che finora è stata ben poco considerata... Una "Visione" che già per l'ebreo Ezechiele, deportato a Babilonia alla fine del VI secolo a.C., dove aveva ricevuto dal Signore la vocazione profetica, in un momento assai difficile per i suoi connazionali, rassegnati e disperati, era chiaramente una allegoria che invitava alla speranza. Il Signore per bocca di Ezechiele non preannunciava unicamente una rianimazione esterna del suo popolo, ma, mediante l'effusione del "suo spirito", intendeva operare soprattutto un cambiamento profondo e interiore..."